Metalcarta
Credits: Giovanni Voto / Milica Bozovic / Milena Shtereva
Project:
– Reception 1 pers. sqm. min.20
– Administration Offices 5/6 pers. sqm. 3 min
– Offices Commercial 5/6 pers. sqm. 30 min
– Meetting Room 8/10 pers. sqm. 16 min
– Manager room 1 pers. sqm. min. 14
– Manager room 1 pers. sqm. min. 14
– Mensa 12 pers. sqm. min. 30
– Changing men 12 pers. mq.min.
– Changing women 12 pers mq.min
– Bathroom men 12 pers mq.min
– Bathroom women 12 pers mq.min
– Company Story’s room
Description:
I resti di una storia compaiono come rughe nelle ossidazioni metalliche, nelle striature murali che si appoggiano sulle superfici dei corpi, nel groviglio delle strutture sovrapposte e accavallate nel tempo. Una luce tersa di novembre pervade le masse costruite, grigie e giallastre come di fabbrica.
L’interno illuminato soffusamente dai lucernari ci apre al mistero della cartiera. Alcune grosse e lente tramogge portano sopra la carta che viene scaricata dai camion pesanti che sbuffano frenate posteriori e alzano i rimorchi, impennando la motrice dal peso. La carta viene portata alla base della tramoggia dopo una selezione fatta da alcune spalle curve, trascinata su viene compressa e impacchettata con nervosi fili di ferro arrugginiti. Pacco dopo pacco in fila indiana i blocchi si spingono verso l’esterno Un muletto rapido viene a raccoglierli per disporli nel posto loro deputato. La carta finisce nel piazzale sotto una volta azzurra confinata da pioppi spogli che come alfieri fanno la scenografia della cartiera.
Quando ci si affaccia all’ingresso quattro corpi su due piani vertiacali sfalsati si ergono diversamente avvertendo la necessità di un elemento unificatore che generi il volto della compagnia di fronti. Tra loro la torre a sinistra spicca alta ma il condottiero è il fronte con gli aeratori totalmente in lamiera metallica appoggiata su un basamento di cemento forato da finestrature orizzontali. Tra loro due in retroguardia un fronte a falda un po’ anonimo che sta in disparte. A destra dei tre, si trova primo ed ultimo la fabbrica gialla come superfetazione incastrata alla sostruzione cementizia, ultima arrivata abbozza un maldestro tentativo di linguaggio razionalista.
Una fascinazione di sapore industriale ci impone di lasciare molto della presente situazione.
Il lavoro si svolge nascosto dalle pareti chiuse, nella straniante luce zenitale interna che diventa il cuore nascosto di ogni avvenimento osservato dall’alto. La distanza necessaria per capire ciò che accade veramente nell’istante, è data agli uffici direzionali e alla sala riunioni posti al primo piano.
Un doppio volume contiene lo spazio aperto degli uffici aerati da torri camino che affacciano nel soffitto e dalle bocche delle vecchie aerazioni. Una parete curva contiene il connettivo tra mensa, uffici, spogliatoi e sala riunioni. Essa è anche diaframma tra la zona operativa e quella amministrativa. Il cannocchiale della sala riunioni osserva il lavoro di entrambe connettendole visualmente.